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di Andrea Pancaldi

Finita la Mostra del Cinema di Venezia alcune considerazioni a latere del film “Comandante” con Favino sul capitano del sommergibile italiano durante la seconda guerra mondiale (da non confondersi con “Io Capitano” di Matteo Garrone, film in tema di migranti, che ha vinto il premio per la miglior regia).

Come stanno insieme i gesti di umanità di tanti soldati italiani durante l’ultima guerra (quelli narrati nel film Comandante di cui tanto si parla in questi giorni, ma i tanti episodi di ebrei salvati o di aiuto alle popolazioni delle nazioni che avevamo invaso) con i tanti crimini di guerra compiuti dagli italiani nelle guerre di invasione coloniale prima in Africa (Libia, Corno d’Africa) e nei Balcani poi durante il secondo conflitto (Grecia, Jugoslavia, Albania)?

Come stanno insieme il plauso e l’ammirazione, nella dimensione della memoria e dell’identità nazionale, per aver salvato i “naufraghi” della nave appena affondata e il tema dell’analogo salvataggio dei migranti, tema Ong compreso, che annegano a migliaia nel Mediterraneo… si calcola per ora 50mila (… al netto della solita litania… son due cose diverse…)?

Come stanno insieme il Comandante (uno) e i criminali di guerra italiani (circa 2000, di cui 1200 segnalati dalle nazioni invase per crimini contro i partigiani e la popolazione civile e 800 segnalati da Inglesi e Americani per crimini contro i loro soldati) di cui nessuno è stato processato né consegnato agli Alleati come prevedevano gli accordi di pace firmati dopo l’8 settembre?

Come sta insieme la cinematografia sugli italiani buoni (vedi “Italiani brava gente” e anche “Mediterraneo” di Salvatores) e l’ostracismo alla proiezione in Italia di film come Il leone del deserto, le Soldatesse o del documentario della BBC sui crimini di guerra italiani Fascist legacy (1989) tuttora mai trasmessi sulla RAI che pure ne fece una versione in italiano? (per il massacro di Debre Libanos in Etiopia, duemila persone trucidate a distanza di alcuni mesi dal Massacro di Adis Abeba che fece, a seconda delle fonti, dalle 3mila alle 30mila vittime, se n’è dovuta occupare TV2000, la TV della CEI conferenza episcopale italiana).

Come stanno insieme le dichiarazioni del regista del film Comandante (“… l’uomo alla guida di una trireme romana duemila anni fa è lo stesso che comanda un sommergibile nel 1940, in Atlantico, in piena guerra. Quell’uomo si chiama Salvatore ed è forte”, ha commentato De Angelis. “Affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più̀ nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perché l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sa che sono superiori a qualunque altra legge. Chi salva un solo uomo, salva l’umanità”) e il fatto che storicamente fossero la Germania nazista e l’Italia fascista le nazioni che hanno aggredito e le prime nemiche di ogni senso di libertà e umanità? (… pur tenendo conto che anche gli Alleati si sono macchiati di alcuni crimini di guerra, e anche in Italia).

Speriamo che l’uscita del film, oltre a una prevedibile ondata “patriottica” e le inevitabili polemiche politiche, possa suscitare anche qualche ragionevole riflessione complessiva sul nostro passato di guerra e sulle nostre politiche attuali e che, dentro un contesto di guerra di aggressione dell’Italia fascista (… 14 di guerre ne ha fatte l’Italia dal 1885 al 1941, 7 nel periodo di avvio della fase coloniale prima, dal 1985 al 1912, e 7 nel periodo fascista dal 1923 al 1941), si possano far conoscere i meriti umanitari (da ascriversi) e gli orrori di cui scusarsi e fare gesti di riparazione.

Germania, molto, e Francia (collaborazionismo di Vichy), in parte, hanno fatto passi concreti in termini di eleaborazione del proprio passato. Da noi nulla o quasi, armadi girati vero il muro, silenzi voluti e insabbiamenti, salvo una ricca recente produzione confinata nel mondo degli storici (non meno di 150 solo tra libri e articoli su riviste storiche, di cui il 90% prodotti dopo il 2000). Tutte le principali forze politiche italiane (di destra, centro, sinistra), anche in periodi diversi, hanno per ragioni differenti contribuito a questo silenzio.

Da qualche parte, a Domenikon, a Podhum, a Debre Libanos, nell’isola di Arbe, nel deserto libico, qualcuno sente forse ancora il racconto di padri (pochi probabilmente) o di nonni trucidati dagli italiani o deceduti di stenti e malattie nei campi di internamento per i civili (Libia, Balcani). A questi un paese e persone libere dovrebbero saper dire quacosa, oltre le ragion di stato e le real politik, al pari di ricordare anche chi non si dimenticò di essere anche “umano”, come il Comandante, e i tanti che pagarono anche con la vita il loro no ad ordini e disegni criminali.

Qualche consiglio di lettura prendendo il cinema come strumento per parlare dell’Italia, delle sue guerre, e anche dei suoi crimini,

Film (affrontano marginalmente il tema):
Il leone del deserto
Le soldatesse
Tempo di uccidere

Saggi

In generale su cinema e Italia nella seconda guerra mondiale vedi:

E se proprio il cinema non vi interessa:
Documentari

  • Fascist legacy, documentario BBC
  • La Guerra Sporca di Mussolini, documentario italiano

    Articoli
  • Ilari Virgilio, I crimini di guerra nell’immaginario internazionale dell’Italia – https://tinyurl.com/5497crmj
  • Focardi Filippo, La questione della punizione dei criminali di guerra in Italia dopo la fine del secondo conflitto mondiale – https://tinyurl.com/5xdpvp7x

    Volumi
  • A. Del Boca, Italiani, brava gente?, Neri Pozza Editore, 2005
  • G. Oliva, Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani. 1940-43, Mondadori, 2006
  • F. Focardi, Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, Laterza, 2016
  • I. Campbell, Il massacro di Addis Abeba. Una vergogna italiana, Rizzoli, 2018
  • V. Sinapi, Domenikon 1943: quando ad ammazzare sono gli Italiani, Mursia, 2021
  • P. Borruso, Testimone di un massacro. Debre Libanos 1937: la strage fascista nel diario di un ufficiale italiano, Guerini, 2022
  • E. Gobetti, I carnefici del Duce, Laterza, 2023